Le competenze della politica
Una breve riflessione sull’importanza di particolari conoscenze e abilità in chi opera per il Bene comune
Da tempo ci si interroga su quali siano le competenze della politica (o, meglio, dei politici ) soffermandosi spesso sugli aspetti più superficiali della questione.
Da un lato i sostenitori della necessità di una competenza tecnica (i governi dei tecnici), dall’altro coloro che affermano come i ruoli all’interno della gestione del bene pubblico debbano essere di “visione”, lasciando l’azione alla macchina amministrativa che deve essere opportunamente formata e guidata.
Visione superficiale, appunto. La problematica delle “competenze” è, come sappiamo, una modalità di approccio olistico alla complessità e ragiona in termini di “standard minimi”, necessari affinché ciascuno operi efficacemente nella propria realtà professionale.
La competenza – in termini di standard minimi – è sempre una sintesi di conoscenze e abilità. Anche il “politico” non sfugge a tale prospettiva.
Quali conoscenze dunque? Appare chiaro come alcune tra queste debbano appartenere al “cittadino” e rientrano in quella “educazione civica” che alcuni tra noi, ormai anziani o quasi, hanno malamente affrontato a scuola (le famose ore di lezione che tutti aspettavamo, insieme a quelle di religione, perché erano le più leggere). Costituzione, diritti inalienabili, libertà e comunità, organi dello Stato.
Ma vi sono altre conoscenze, più complesse e più articolate, che un “politico” (che rimanda, non dimentichiamo, all’idea di qualcuno che si mette al servizio della polis affinché questa raggiunga degli obiettivi di qualità di vita che lo stesso ritiene essenziali) deve possedere. L’esperienza maturata all’interno della scuola di politica e cittadinanza attiva Poliedri www.poliedri.it ha dimostrato come alcune siano davvero fondamentali. Etica, legalità, giustizia, diritto, micro e macro economia, comunicazione, antropologia, sociologia, religioni e dottrine sociali delle chiese, amministrazione dello stato, salute e sanità…..
Ma, anche immaginando che un potenziale candidato all’azione politica, abbia tutte le conoscenze relative a tale “professione”, quali sono le abilità collegate? Come si possono declinare in modo “universale”, trasformandole in standard minimi che possano essere anche oggetto di valutazione?
Si tratta di una grande sfida che traguarda innanzitutto la possibilità per il cittadino di esercitare il proprio diritto di vigilare e, più in generale, la democrazia.
In questa prospettiva sarebbe di grande interesse sviluppare un progetto di studio e analisi, anche a livello europeo, che consenta di tentare una prima declinazione degli apprendimenti attesi e delle competenze di coloro che esercitano la politica. Perché, anche se da più parti si afferma che non si tratta di un “mestiere”, è pur vero che, tra tutte le attività umane, essa è quella che più intensamente impatta sulla vita di ciascun cittadino.
Nicoletta Piccardo
12 maggio 2020
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